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Lettera aperta ai giovani “artisti”, sulle orme di Fortunato Depero.

In qualunque attività, soprattutto se creativa, è fondamentale avere coscienza dei propri limiti. Se è possibile (ma questo dipende da qual è il tuo rapporto più intimo con la disciplina a cui ti dedichi) sarebbe anche importante “sistemare” il rapporto con il proprio ego. Una volta raggiunto un equilibrio che a te sta bene, se deciderai di seguire i dettami del grande Fortunato Depero (che sembrava essere perfettamente a conoscenza di come sarebbero andate le cose un secolo dopo) dovrai fare i conti con il fatto che la maggior parte delle persone del tuo ambiente confonderà la fiducia nelle tue capacità con la presunzione, la presentazione del tuo lavoro con l'ostentazione, l'autopromozione con l'essere ORRIBILMENTE ego-centrati. Quanta frustrazione e quanta ipocrisia dovrai affrontare... E i social accentuano tutto con spietata lucidità. Sì perché poi quando questi soggetti (colleghi, critici, operatori) ti incontreranno di persona, saranno tutti abbracci e sorrisi, sarai per loro quasi un "fratello" tornato da un lungo viaggio.


Quindi, se non vuoi rogne, taci. Taci sempre, dimostrati modesto (ovviamente senza esserlo), non essere mai orgoglioso, non dimostrarti mai fortunato per ciò che la musica (o altra disciplina) ti ha donato, studia e vivi dimesso. Diventa come loro. Soffri in silenzio, rosica per i successi altrui, siine infastidito, tradisci tutto quello per cui hai lavorato, tradisci tutti i tuoi sogni. E sparla sempre degli altri, soprattutto con quelli come te. E critica aspramente tutti quelli che cercano di essere ogni giorno felici perché la musica è con loro.


OPPURE... gioisci! Condividi i lavori che ti hanno entusiasmato, tuoi e degli altri. E lavora duramente ai tuoi progetti. Sii sempre attivo, quando possibile innovativo o almeno provaci a raccontare la TUA storia. Non temere di mostrare ciò che hai raggiunto con tanta fatica e ciò che ti è stato regalato in termini di talento. Cerca di creare comunità con i tuoi simili. Promuovere il proprio lavoro, se è di qualità e certificato da altri, è un atto dovuto nei confronti della società.


Il mondo credo abbia più bisogno di stimoli della curiosità, diffusione della conoscenza, poesia, immaginazione, colori, suoni sempre nuovi, che non di piccole-grandi invidie e gelosie meschine. La prima via è però molto più praticata, in quanto molto più semplice da vivere, ma è anche lo specchio delle persone senza talento. Ahimè, è brutto da dire, ma spesso l’unico talento di questi individui è solo quello (nel migliore dei casi) di sapere intessere rapporti proficui con chi gestisce molte delle cose, vendendo fumo, minestre riscaldate, riorganizzazione di informazione trite e ritrite. Poiché dall’altra parte l’interlocutore spesso è impreparato, costoro riusciranno nella loro opera diabolica. Un dialogo tra mediocri, i quali però se fossero almeno solo un pochino più sensibili e consci dei propri limiti (gli egomaniaci infatti sono loro!) potrebbero invece fare moltissimo per sostenere che invece il talento lo ha. Ma sono troppo infimi e quindi... agiscono come possono. Ma se glielo farai notare negheranno tutto, cercheranno di farti passare per un pazzo egocentrico iperconcentrato su te stesso e perfino inopportuno. Ti diranno che «i grandi non parlano mai di sé stessi», che «l’appellativo “artista” non puoi auto attribuirtelo» (lo vadano a dire a un chirurgo, a un idraulico, a un avvocato...). Poi un giorno morirai e se avrai sempre seguito il tuo istinto e sarai stato efficace nel comunicare i risultati delle tue ricerche, allora a quel punto saranno proprio quelli come loro che ti incenseranno, diranno che «tu sì, che eri un grande, non come quei cazzoni che ci sono in giro adesso». La storia è piena di esempi di questo tipo... Lo sai.


Non preoccuparti, se poi effettivamente non vali un cazzo, il tempo ridimensionerà le cose in autonomia. Ma intanto diamoci dentro. Di questi, che soffrono per i tuoi successi e che criticano la tua fiducia in te stesso, probabilmente, non si ricorderà nessuno.


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